Lettera quasi vera:
Buongiorno colleghi.
La vostra Cooperativa ha deciso questa mattina che è giunto il momento
di apporre un po’ di ordine alla vita commerciale dell’ultima cittadina che è
stata messa sotto esame. Analizzando le indagini di mercato e confrontando i
dati con quelli delle cittadine affini (tramite i soliti criteri, calcolati
sulla cittadinanza, di età media, istruzione media, ore quotidiane di
sintonizzazione televisiva e relativi sottoinsiemi, posizione geografica)
abbiamo convenuto, in sede di consiglio, che la dottrina di spesa stia subendo
uno sbrodolamento verso i prodotti eco-compatibili e/o biologici, e verso la
merceologia che presenti basso costo e scarsa qualità. Il consiglio ha deciso
dunque di uniformare a livello nazionale l’offerta di prodotti “verdi”,
consigliando alle aziende produttrici un maggiore investimento nella propaganda
ecologica e nella messa a punto di articoli che facciano del rispetto per
l’ambiente la propria bandiera. Abbiamo altresì fatto presente alle suddette
aziende l’importanza rivestita dall’adottamento di una vera e propria politica
di clonazione delle strategie commerciali (ivi inclusi dunque la filosofia del
prodotto, i caratteri delle sue etichette, lo spirito dietro a tali etichette e
la loro estetica) verso quei produttori pionieri nel campo dell’eco-compatibile
e/o biologico, in modo da poter riequilibrare gli odierni scompensi a loro
favore confondendo il cliente nella scelta. Tali produttori sono già stati
avvertiti ed hanno logicamente dato il loro assenso. A giusta ricompensa,
ognuno di loro riceverà, per due articoli della gamma che hanno in commercio ed
in aggiunta a quelli già titolati, il canonico attestato di “prodotto dell’anno
eletto dai consumatori”. La qualifica avrà durata di due anni (dunque un
attestato per anno), da diluirsi nell’arco di quattro. Così come al solito, i
produttori titolati avranno dunque la facoltà di scegliere in quali dei quattro
anni essere premiati.
Il fine ultimo di questo primo punto strategico è quello di presentare
al cliente una varietà di prodotti che non è una reale varietà. Ogni azienda
produttrice avrà la propria gamma merceologica“verde”. Il consumatore non sarà
dunque spinto, in virtù dei propri valori morali o degli allarmi climatici
lanciati sui media, a premiare due produttori su quattro soltanto perché questi
due produttori hanno rispetto per l’ambiente. Davanti ad uno scaffale di
biscotti, per esempio, il consumatore dovrà trovare d’ora in avanti una miriade
di prodotti ansiosi di ostentare la propria eco-compatibilità. Il mercato deve
restare compatto, uniforme, una massa indistinguibile indirizzato ad una massa
indistinguibile.
Per quanto riguarda i cosiddetti “discount”, questi magazzini enormi
dove si vende merceologia d’importazione, si è convenuto presso la nostra sede
che l’epidemia, perché di una sorta di epidemia di “low-cost”si tratta, potrà
essere facilmente controllata instillando nei consumatori il sospetto che la
propria salute, servendosi di prodotti discount in maniera prolungata nel
tempo, né risentirà in maniera pesante e irreversibile. Parallelamente, si
dovrà richiamare l’attenzione della popolazione su due punti riguardanti la
sanità nazionale: suoi costi e sua fallibilità.
Il primo concetto dovrà essere immesso “sulla piazza” in maniera
pedante e senza alcun sotterfugio, che non sia una copertura garantita da
giornalisti, conduttori tv e blogger che urlino contro la “piaga dei costi
alti della sanità”. Dovranno essere
screditati medici ed infermieri, così come professori e specialisti tramite la
pubblicazione dei loro compensi netti annui, subito confrontati con quelli di
un operaio, un tassista, una donna delle pulizie, un commesso. Il tutto dovrà
ruotare forzatamente intorno al concetto che la sanità è diventata un lusso per
pochi. La gente sta morendo di fame e sotto il peso delle tasse, ma la sanità
maligna non vede, non vuol vedere, se ne frega: pretende bonifici esosi per
prendersi cura della vostra vita. I medici guidano auto lussuose. I medici
vanno in vacanze alle Maldive. I medici non sono mai disponibili, la burocrazia
vi attanaglia. Se volete una visita specialistica, anche urgente, bisognerà
aspettare dei mesi. Se pagate, il giorno dopo siete su un lettino. E’ uno
schifo, è tutto uno schifo.
Questo dovrà recepire la popolazione consumatrice. Il futuro non è
nelle sue mani, la spesa è l’unico campo dove hanno l’illusione del libero
arbitrio.
Il punto sulla fallibilità sanitaria. Si dovrà inserire nelle
sotto-strutture del discorso massmediologico un filone di aneddoti e pensieri
di protesta che vadano ad intaccare la fiducia dei cittadini verso l’apparato
sanitario. Dovrà essere riportata una maggiore percentuale di fatti di cronaca
nera inerenti ad ambiti ospedalieri: operazioni andate male; gente morta sotto
i ferri; diagnosi errate; assegnazioni scorrette di medicinali; brutti effetti
collaterali comparsi in seguito a cure specifiche; pazienti che potevano essere
salvati ma che invece sono morti per la negligenza degli ospedali; tumori della
pelle scambiati per scottature solari; anziani infartuati rimbalzati di
ospedale in ospedale finché non sono morti in ambulanza; fratture ossee
recidive; presenza di infermieri/angeli della morte; accanimento terapeutico a
puro scopo sperimentale (si potrebbe accomunare tali fatti a quelli della
Germania nazista: Hitler fa sempre effetto); condizioni igieniche degli
ospedali da terzo mondo; pazienti costretti a vivere in barella, stazionando nelle
corsie per giorni e giorni in attesa di un posto libero. Dovranno essere
riportate testimonianze a iosa. Tali testimoni, dovranno essere scelti fra
quelli che presentino caratteristiche più vicine a quelle del cittadino medio:
difficoltà economiche, grammatica stentata, commozione per la propria
condizione, acciacchi. Gli avvocati non generano solidarietà. In sede di consiglio
abbiamo identificato i telegiornali come i mezzi più indicati alla diffusione
di questo stato d’animo.
Ci aggiorneremo.
Ci aggiorneremo.