giovedì 31 gennaio 2013

Andare per microcosmi

Andare per microcosmi potrebbe ad un certo punto esservi facile come andare per funghi, se ci sapete fare, o andare per fiori, o andare per mercatini. 
La maggiorparte di noi ha una vita che sta chiusa in un telefonino. Se io prendo e arraffo il vostro smartphone e vado di social in social con il vostro utente, io lì ci trovo la sintesi della vostra vita, e non è che mi piaccia poi granché. Il concetto, intendo, non la vostra vita, perlomeno non quella di ognuno di voi, e neanche tutte di quelle che conosco più da vicino. Non scappo, non sono una capra: se prendeste il mio, di smartphone, vi accadrebbe la stessa cosa: miriadi di piccole informazioni, dettagli, link che portano a quello che faccio ogni giorno, e vi danno ad intendere come sono fatto. Un riassunto, mentre io vorrei una parafrasi, della mia vita, vorrei che fosse a libera interpretazione, perché mi da l'idea che 'sti media ce la rendano troppo facile, qua è semplice semplice apparire come noi decidiamo di apparire. Scegliamo le foto in cui siamo venuti bene, e poi ci chiudiamo nel cesso e ci facciamo foto da soli (gosh!) davanti allo specchio e poi di botto non vogliamo essere più soli e andiamo a pubblicare quelle foto che vorrebbero essere intime ma che in quelle pose da mannequin sorridente mostrano soltanto un tragicomico narcisismo. Ma più che altro, tradiscono un gran bisogno d'affetto. Cambio registro perché non voglio per niente partire con il pippone della società internetizzata, facebook cattivo, la natura buona, essere noi stessi, non fare la posa duck-face perché è una posa che fa cagare e tutte quelle altre storie. Cambio registro e vado al punto, perché è meglio esprimere che decostruire, o distruggere. 
La provocazione è la più pallida forma di espressione.
Il punto è che ci sono certi posti, o oggetti, o concetti, o situazioni, che possono ancora farvi stare bene. Beh, soprattutto ci sono persone che sanno e possono farvi stare bene, ma anche certe altre cose, me la darete per buona, hanno questa capacità.
Per me sono alcune fotografie, una decina scarsa di libri, il mio letto matrimoniale, la mia mini-cucina superilluminata di giorno e immersa nella notte di notte, cinque o sei canzoni, soprattutto, ma anche una ventina, in fin dei conti, alcuni quadri di arte moderna, l'operato di qualche architetto, performer, designer, quel punto dove finoscono le chiome degli alberi e inizia incontrastato il cielo, il caffè nella cucina di mia madre, il ricordo dei piatti cucinati da mia nonna quando andavamo a mangiare da lei, certe frasi dette da varie persone, un paio di lettere spedite, una non spedita, le stelle, l'immaginazione, qualche abbraccio dato e  ricevuto, la speranza nel futuro, la spiaggia e il mare in Salento e in Sardegna, la voglia di viaggiare, qualche scampolo di ricercata solitudine, il volermi esprimere. Ne ho ancora altri ma restano dentro di me.


Gregory Crewdson
Alexander McQueen
"Ti prego non ti trasformare, rimani una sedia!". Sedia per persone. Sedia, garza medica, legno di ulivo.
Autoproduzione, 2012.
Castiglioni. Giocare per creare e nient'altro.
Da qualche parte 
Tutto e il contrario di tutto

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