lunedì 28 gennaio 2013

Essere qui, adesso e restarci pure



Essere qui, adesso e restarci pure
"Da giovane ha viaggiato mezzo mondo, Asia, Africa, Sudamerica con amici ricchi, e durante quei viaggi ha fatto foto in bianco e nero molto belle. Viaggiava prima del turismo di massa. Adesso in quei posti vado anch'io, ci va anche un dentista qualunque, anche gli impiegati di banca, le vedove, i figli in viaggio di nozze e poi ci vanno miliardi di americani anche se obesi o idioti, e naturalmente il turismo di massa è una bella possibilità, anche se potrebbe aver preso un'altra piega. Così com'è sembra una nuova specie di consumo colonialista dell'altrui destino più o meno disgraziato. D'altra parte, può anche essere un gigantesco alibi per non viaggiare dentro sé stessi. O forse no. Forse è soltanto curiosità"
Ettore Sottsass in uno dei suoi ultimi scritti ci descrive un supposto svilimento dell'interazione e della reazione dell'uomo con ciò che ha intorno. A noi sembra anche che nell'epoca dell'immediato, anche ciò che non lo è lo diventi. Nel senso, immediati noi come siamo, e molto concentrati sul nostro individualismo, anch'esso magari costruito sui canoni dell'immediatezza, stiamo lì a forzare la mano e tutto trasformiamo a nostra immagine. La velocità ci si sta mangiando.
"Mi racconti di New York?" - uno può chiedere ad un altro di ritorno da un viaggio.
A me è capitato di non ricevere una risposta, ma una proposta:
"Le hai viste le foto che ho messo su facebook?".
Se uno vuole parole, si deve accontentare di immagini digitali.
Poi magari se solo voi gente accorta poteste viaggiare passereste più tempo a sorridere all'aria, che all'obiettivo, che a taggare, che a "mipiaciare", che ad andare veloci mentre scoprite il mondo.
Le foto sono per definizione istantanee. A noi interessano invece le ore, i giorni, i mesi, gli anni.
Ma non sempre chi ha la possibilità di viaggiare se ne accorge, come se una collezione di istanti facesse una vita.

Here but I'm gone


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