La vita delle parole è molto breve. Può capitare oggi di
esprimere un concetto fantastico e domani di dimenticarsi totalmente quello che
si è detto. Alla stessa maniera, le parole non sono poi così importanti, contrariamente
a quello che urlava Moretti, seppure certo in un contesto azzeccato. Le parole
hanno il potere oscuro di gelare gli attimi, deformare gli spazi, sviare le
attenzioni. Hanno la facoltà di farci titubare, di tentarci a mentire, di
iperbolizzare le nostre sensazioni. Io credo che le parole siano il più delle
volte nient’altro che i pr del nostro pensiero, e si sa che i pr sono spesso
sovraeccitati e tendenti ad indorare la pillola, o a fornircene una.
Vorrei potessimo essere lasciati soli. Come dice il titolo,
appunto, vorrei potessimo essere fiumi di lava che scorrono nelle città, e non
affidarci all’immediata comodità delle sole automobili per muoverci sulle varie
vie del pianeta. Il volante che abbiamo tra le mani, le parole appunto, ci
permette di guidare, ma guidare su strade già tracciate. La passione
strabordante viene impacchettata, sottovuoto, come una coscia di vitello
bollito. Il guaio è che abbiamo l’impressione che non sia così. Spendiamo
parole e parole ad autodefinirci e definire qualunque cosa o chiunque, nel bene
e nel male, e spesso valutiamo quello che diciamo semplicemente attraverso la
maniera in cui lo abbiamo detto.
Qua siamo per il verbo fare. Fare, baciare, no lettera, no
testamento. Il calore della lava e non quello del motore di un auto, generato
da turbine, oli e benzine. Il calore umano e non quello della parola, generato
da cultura, letteratura, inconsapevolezza.
Va a finire che la gente non vada a preferire altro che un
“ti amo” detto di fronte ad un balcone sul mare, con in mano un flute di
spumante, anzi meglio di champagne, ad un “ti amo” che magari non è stato
ancora detto, ma sicuramente è già nato.
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