mercoledì 5 giugno 2013

La tua grande utopia



Guardare il mondo attraverso gli altri e non sempre attraverso sé stessi è la maniera migliore di raccapezzarcisi qualcosa. E’ l’incontro tra visioni che ci rende ricchi e non è il nostro solo sguardo a farlo. I solitari hanno la loro via, e niente di più. Se si potesse riuscire ad essere insieme a tutti e al tutto, allora capiremo che la sinfonia è globale e che noi non siamo i primi maestri, neanche nel nostro stesso mondo, intimo, spirituale, universale che sia. E’ facile cadere in contrapposizione con tutto, se ci mettiamo là fuori a cercare di capire le cose soltanto attraverso quello che ognuno di noi è. Le affinità potrebbero apparire lontananze, e le diversità come forti punti in comune. Non siamo fatti per stare da soli, e neanche per guardare da soli. Paradossalmente, anche se rappresenta molto di quello che abbiamo fatto nella storia e che facciamo ogni giorno, non siamo neanche fatti per opporci, contrapporci, combatterci. Siamo fatti per stare insieme. C’è il disprezzo e c’è l’apprezzamento, c’è l’odio e c’è l’amore, ma è proprio per la nostra assoluta concentrazione su noi stessi, sul nostro orto privato eletto a giardino dell’eden, che non facciamo altro che affilare denti e coltelli, e stare sulla difensiva, facendoci pesanti, senza mai spiccare il volo. Visto che parrebbero starci a cuore le guerre, uso la metafora militare per spiegare il concetto: meglio un esercito di soldati semplici che un esercito di generali. Nessuno vince con la testa e cercando di imporre unicamente la propria personale strategia. Se siamo tutti generali, ognuno di noi comanda solo sé stesso e nessuna vittoria universale. Ancora più semplice, non siamo neanche costretti a vincere. Vincere è un verbo che non dovrebbe esistere, perché presuppone una contrapposizione, verso qualcuno, verso l’altro, ma soprattutto anche verso noi stessi. L’unica cosa che potrebbe permetterci di usare il concetto di vittoria è centrare l’obiettivo di essere tutti un unico grande sorriso, e capire che il potere consiste non nel governare il prossimo, ma nel capirlo.
Potremmo riuscire a capire che la via è stare accanto all’altro, e non di fronte a lui.
E nemmeno di fronte allo specchio, perché poi come ci ha raccontato Lewis Carroll dall’altra parte potremmo trovare una regina che si spaccia di cuori, ma che mira soltanto alla nostra testa.

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